martedì 2 ottobre 2012

Vintage

La parola “vintage” inizialmente utilizzata nel linguaggio enologico (e che letteralmente significa vendemmia), assumeva il significato di “vini d’annata difficilmente reperibili”, poiché, lasciati fermi per molto tempo, acquistavano maggior valore e pregio.
Questo termine è, poi, entrato nel linguaggio comune soprattutto nel settore moda. Gli abiti e i gioielli devono sottostare a requisiti particolari per essere considerati vintage: il criterio più basilare e generale è che tali oggetti appartengano a periodi, decenni e mode passate rispetto a quella attuale di cui si serba un caro ricordo senza che queste abbiano nulla a che fare con la contemporaneità. Chi abbia concretamente deciso che un pezzo con una storia di almeno 25 anni può essere nuovamente indossato rimane un’incognita, ma ciò che è certo è che la passione e la ricerca di capi di seconda mano si è andata via via diffondendo negli anni, e forse lo sviluppo di questa tendenza è il risultato di una naturale curiosità per il passato. Dopotutto, chi può affermare di non essere mai stato attratto dal baule della mamma o della nonna alla ricerca di veri e propri tesori sospesi nel tempo? Nell’era della produzione di massa in cui la maggior parte della popolazione si può permettere molti dei marchi commerciali più noti, si assiste a un desiderio crescente di autoaffermazione per cui, coloro che riescono a distinguersi grazie a uno stile unico e originale, emergono visibilmente tra la folla.
 

Da MiniMag Ottobre 2012

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