La moda è
mutevole, come mutevole è la mente umana; volubile, come volubili sono le passioni,
le certezze, le persone, la moda è fatta dalle persone, per le persone ed è
affascinante cercare di leggere questo mondo in un ottica di psicologia
sociale.
È Marc-Alain Descamps, filosofo e psicologo
francese, a presentarci un quadro attento e attuale della moda. Egli cerca di
sbrogliare la matassa dei sensi della moda, mettendo in luce la logica
implacabile di questo meccanismo psicosociale.
All’inizio
si mette in moto il meccanismo del contagio imitativo che costituisce il gioco
individuale della moda: in ogni comunità alcuni individui introducono delle
innovazioni e vengono imitati dagli altri per un certo tempo, finché questi
ultimi non ricominciano ad imitare una nuova innovazione. Questo processo quasi
naturale viene poi turbato
dal gruppo, che cerca di utilizzare la moda a suo vantaggio e fa in modo che
questa porti la sua impronta e possa servire da segno d’appartenenza al gruppo.
Si tratta di sottrarre al corpo umano la sua forma “naturale” per dargli
un’impronta culturale.
La moda assume un
nuovo significato, diventando uno strumento della lotta fra le classi: sia per
apparire, accedere o farsi riconoscere come appartenente ad una classe sociale
superiore alla propria, sia per superare, screditare i nuovi ricchi senza gusto
e riaffermarsi come membri della vecchia classe superiore.
Restano comunque
ancora da capire le ragioni profonde del successo della moda e della sua
indiscutibile importanza nella vita di tutti i giorni.
Rimane da sottolineare
che, fondata sul bisogno di rinnovamento e di imitazione proprio dell’essere
umano, la moda è favorita dalle società moderne in quanto fattore di
integrazione: divertirsi a inventare una forma nuova e inutile,e partecipare
alla sua formazione per poi abbandonarla subito e ricominciare con un’altra è
il sistema attraverso il quale una società si prepara all’integrazione continua
delle novità.
Approfondimenti: Marc-Alain Descamps, Psicosociologia della Moda,
Editori Riuniti, Roma, 1981.
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